Agriturismo Agrisole, a Olbia i segreti del lentisco
Sempre più rara da trovare, questa specialità viene considerata anche un elisir di lunga vita
Quando si pensa alla Sardegna vengono in mente il mare azzurro, le montagne, i tanti paesaggi ancora incontaminati, i nuraghi, il mirto e il pane carasau. Non tutti sanno però che questa terra custodisce anche autentici tesori nascosti, come l’olio di lentisco, prodotto dai pochi che ne custodiscono ancora la tradizione. Una prelibatezza che nasce da una particolare pianta aromatica, presente solo sulle tavole di pochissimi ristoranti o agriturismi.
«In passato l’olio di lentisco veniva usato come olio alimentare, data la difficoltà di approvvigionarsi di olive – racconta Monica Derosas dell’agriturismo Agrisole di Olbia, uno dei pochi produttori della pregiata specialità -. Con ‘l’ociu listincu’ una volta si friggevano le frittelle e si condiva il minestrone di pasta e verdure, serviva anche per alimentare le lampade».
La tradizione sarda ne prevede l’utilizzo anche come rimedio per numerosi mali: brufoli, acne, dolori reumatici, escoriazioni. Dopotutto le proprietà di questo olio erano conosciute già dall’antichità. Tra gli altri Plinio il Vecchio ne citava i benefici nell’opera “Naturalis Historiae”, raccomandandone l’impiego per la tintura dei capelli in rosso. L’uso quotidiano di questo prodotto venne meno quando fu sostituito a tavola dall’olio d’oliva e, in ambito energetico, della corrente elettrica.
Ma c’è chi ancora ne custodisce i segreti. Monica gestisce da diversi anni la struttura agrituristica Agrisole di Olbia, a pochi minuti dalle più belle spiagge della Costa Smeralda, ma ben lontana dal luccichio dei locali glamour, con i suoi colori e arredi che richiamano alla memoria gli antichi ambienti rurali. L’olio di lentisco ha imparato a produrlo da sua zia. «L’ho visto fare in famiglia e da circa dieci anni lo produco anch’io – racconta l’imprenditrice – Inizialmente l’ho fatto solo per me poi l’ho proposto anche ai clienti perché credo sia un valore aggiunto alla nostra ospitalità, un prodotto di nicchia che non può essere dimenticato».
La raccolta del lentisco avviene in autunno inoltrato, quando le bacche di questa pianta aromatica sono molto mature: si prende un ramo tra le mani e lo si strofina, facendo cadere la bacche in una cesta. L’operazione successiva consiste nel pulire il lentisco, togliendo i residui di foglie e rametti. Le bacche riposano per qualche giorno dentro grossi sacchi, per poi essere bollite per circa un’ora. Il prodotto ottenuto viene raccolto con la schiumarola e passato al torchio, quindi rimesso a bollire a fuoco lento. Il risultato finale si ottiene colando l’olio e conservandolo imbottigliato in un luogo fresco e al buio.
«La lavorazione è abbastanza complessa e onerosa – spiega - ma, nonostante tutto, ne vale la pena. Per fare un litro servono 30 kg di bacche. Dunque, solo per la raccolta occorrono almeno un paio di giorni. I costi della manodopera, sommati a quelli di lavorazione, fanno lievitare il prezzo a 450 euro al litro».
In “The Blue Zones”, il ricercatore Dan Buettner individua nella Sardegna una delle cinque zone al mondo con la più alta densità di centenari, accomunati (tra le altre cose) anche dall’assunzione di olio di lentischio (in inglese “mastic oil”). A prescindere dal potenziale contributo alla longevità, questo nettare d’altri tempi rimane una piacevole e gustosa rarità sulle tavole di oggi, tutta da scoprire e assaporare. Perché la terra sarda è anche questo.
Alessandra Ricco
10 maggio 2014