Messico, diario di un viaggio
On the road dalla capitale allo Yucatan. I posti da non perdere
Non aveva proprio tutti i torti Vito Pallavicini quando scrisse la canzone "Messico e nuvole". Effettivamente, in questa terra dell'America Latina, capita spesso d'improvviso, per lo più nel pomeriggio, che il cielo si oscuri: violente acquazzoni inaspettate si preparano ad allagare le strade in meno di un quarto d'ora, durano pochi minuti e poi lasciano spazio ancora al sereno, limpido più di prima. Ma le cose da vedere sono troppe per farsi fermare da qualche nube.
Fra habanero e tequila
Alla base della cucina messicana ci sono il granoturco, usato soprattutto per la preparazione delle tortillas, e le tante varietà di peperoncino. Nei menù ci si imbatte, quindi, in "quesadillas (da "queso" che vuol dire formaggio), "enchilladas" gruppo di quattro tortillas fritte e farcite con pollo, formaggio, uova e ricoperte con salsa. Gustosi anche i "camarones", gamberi, serviti per lo più alla griglia o in salsa piccante. Da provare il "guacamole" (polpa di avocado schiacciata condita con cipolla, lime, pomodoro e peperoncino). Nello Yucatan è facile trovare dei tour organizzati che permettono di conoscere il processo di fabbricazione della tequila, a partire dalla raccolta della "pina" dall'agave blu. La birra, invece, in tutto il Messico, anche nel posto più sperduto, viene servita rigorosamente fredda e da bere nel bicchiere ghiacciato. Le marche più gettonate sono la Corona e la Sol, che non ha nulla da invidiare alla prima, se non la notorietà europea.
Città del Messico, luci e ombre
Città del Messico non lascia un ricordo indelebile in chi la vede per la prima volta. Se non fosse per i murales di Diego Rivera al PalacioNacional, il Museo Nazionale di Antropologia, i taxi-Maggiolone bicolore (rossi e gialli) e i locali molto frequentati del centro, sarebbe da dimenticare. Rimarrebbe, infatti, solo l'immagine di una città ingrigita dallo smog e pericolosa, soprattutto in alcuni quartieri, come Tepito, caotico anche di giorno, con negozi-garage improvvisati dove è difficile trovare in vendita merce non rubata. Tre giorni per visitare la capitale sono quindi più che sufficienti. A pochi chilometri da Città del Messico c'è la zona archeologica Maya Teotihuacan e le sue piramidi, dalle centinaia di scalini da salire.
Le onde tra la giungla
Puebla, invece,si discosta totalmente con i suoi colori e il suo stile coloniale dalla capitale messicana. I suoi edifici sono decorati con tanteazulejos, le celebri piastrelle di ceramica dipinta. La strada che da Puebla porta a Oaxaca non è sicuramente un viaggio piacevole. Cinque ore di macchina rinfrescate solo acquistando a un pesos, dalle bancarelle a ridosso delle montagne, il cocco da bere, una vera delizia.
Da Oaxaca un fuori tappa che merita tutte le sei ore di curve nella selva è sicuramente Puerto Escondido. Non solo i surfisti e il regista Gabriele Salvatores sono affascinati da questo posto sulla costa del Pacifico. È un angolo nascosto che sembra fermo nel tempo, con le sue onde altissime, i cocktail di pinacolada e l'intimità dei locali dove ordinare aragosta alla brace. Da Puerto Escondido per San Cristobal De Las Casas le ore di macchina diventano undici. Per strada i paesaggi cambiano in continuazione. Giunti nella terra del Chiapas ecco a poca distanza altopiani, afose giungle e verdi distese selvagge dove è facile ritrovarsi a dare precedenza a un cavallo con uomini e donne vestiti con i tradizionali costumi del proprio villaggio.
Alla scoperta degli antichi templi
A Palenque, per completare la visita al sito archeologico si può andare anche alla scoperta della giungla circostante pagando una guida che conduca i turisti alla scoperta delle famiglie di scimmie urlatrici che vivono sugli alberi. Da Palenque per raggiungere Merida, la città del cioccolato, si può sostare a Campeche, pranzando in uno dei tanti locali sul lungomare. Da non perdere, poi, il complesso archeologico di Chichen Itza, dichiarato patrimonio dell'umanità Unesco nel 1988 e tra le sette meraviglie del mondo moderno.
Cuncun e Playa del Carmen andrebbero scoperti per i dintorni incantevoli e incontaminati, sicuramente più interessanti della lunghissima passeggiata commerciale o degli edifici ultra moderni. Non si può, dunque, non andare in escursione a Isla Contoy, riserva naturale e autentico paradiso terrestre oppure fare il bagno ad Akumal, dove capita anche (senza troppe difficoltà) di nuotare insieme alle tartarughe. Un fascino unico è quello di Tulum e le sue rovine maya a strapiombo sul mare, dall'acqua verde e turchese.
"La faccia triste dell'America"
Pallavicini non mentiva neanche quando parlava di "faccia triste dell'America". Da Città del Messico a Palenque le strade sembrano deserte: ogni tanto spunta fuori dalla selva qualche persona con un macete legato alle spalle. Le macchine dei turisti che passano nei piccoli villaggi vengono accolte da costruzioni improvvisate e decadenti, molte di queste neanche pavimentate. Il fango sgorga da ogni dove e diventa un tutt'uno con la strada. Il "servizio accoglienza" è completato da gruppi di bambini a piedi nudi, sistemati su entrambi i lati della strada, pronti a tirare su una cordicella con l'intento di fermare le automobili e approfittarne per chiedere pesos, nel migliore dei casi in cambio di sacchetti trasparenti di plastica con dentro frutta già sbucciata. Ecco, è questo che si intende per "la faccia triste" di questa terra.
Viaggio all'ultimo dosso
Viaggiare per le strade messicane significa avventurarsi verso una serie infinita di "tope", che non sono altro che dossi, utilissimi come rallentatori di velocità, ma decisamente troppo numerosi: se ne trova uno ogni 5 chilometri e così finiscono più che altro per diventare un valido alleato del mal di schiena.
Pit stop improvvisati vendono "gasolina" in taniche ingiallite e i ristoranti sono a conduzione familiare, con camerieri gentilissimi che si fermano al tavolo e si sforzano di parlare uno spagnolo più elementare per raccontare la loro vita, le abitudini e i sogni, curiosi anche di scoprire qualcosa dei propri clienti. Quel rapporto umano, spontaneo e genuino, ripaga di tutta la strada che si fa per incontrarlo. Così, anche le tope, per un momento, sono solo un lontano ricordo.
Finché non si riparte.... Allora non è più così difficile capire perché la maggior parte dei turisti si limiti a visitare solo la zona commerciale dello Yucatan, ben servita e attrezzata di ogni comfort, dove in negozi e locali le persone parlano un italiano perfetto e dove camerieri dal servizio frettoloso si permettono sfacciatamente di chiedere la "propina". Più comodo sicuramente, ma meno affascinante. L'autenticità del Messico abita altrove.
Alessandra Ricco