Senegal e Gambia, zaino in spalla nel cuore d’Africa
In viaggio nel continente africano, da Saint Louis alla Casamance
Viaggiare zaino in spalla in Senegal e Gambia lascia qualcosa di indelebile e autentico. Entrare in contatto con il continente africano avrà un impatto traumatico, che evolverà in normalità e si trasformerà infine in nostalgia. Perché una volta tornati in Europa il Mal d’Africa è dietro l’angolo.
L’avventura è iniziata a Dakar, capitale caotica, inquinata. Passeggiare per la città non è la cosa più rilassante del mondo visto che la guida dei senegalesi è quantomeno sportiva. Con un piccolo battello si può però facilmente raggiungere l’isola di Gorè, snodo cruciale dal quale partivano le navi negriere alla volta del nuovo continente. La piccola isola mantiene in sé questo triste passato, unito alla sensazione di rivalsa dal momento che è meta delle scampagnate domenicali e non solo dei senegalesi.
A Gorè, così come in altre aree del Senegal non mancano l’arte e l’inventiva: molti sono infatti gli artisti che espongono le proprie creazioni ricavate da oggetti riciclati, trovati in spiaggia e assemblati magistralmente.
Il Lago Rosa è una delle mete da non perdere, non tanto per il colore che durante la stagione delle piogge non è accentuato, quanto per lo scenario. Attraversando un tratto di deserto si arriva sull’oceano, mentre poco più in là c’è il lago, nel quale fare il bagno è un’esperienza imperdibile.
Con una concentrazione salina più elevata del mar Morto è divertente vedere come è facile stare a galla e come è complicato muoversi. In più dopo il bagno c’è la doccia: da un piccolissimo laghetto di acqua dolce un residente del posto si adopererà a tirarvi secchiate. Tre sono le regolamentari ma con qualche battuta potrete ottenerne anche di più.
Poco più a Sud di Dakar da visitare c’è Somone, una striscia di terra nella quale laguna e oceano si incontrano. Su una piccola piroga si può visitare l’area abitata da svariate specie di uccelli, isole popolate da milioni di granchi e mangrovie che creano delle vere e proprie sculture di verde.
Non si può andare in Senegal senza visitare Touba, città meta del pellegrinaggio dell’islam senegalese. Più che il complesso della moschea è l’atmosfera ad essere imperdibile. Si tratta di un luogo sacro e spirituale nel quale si potrà capire qualcosa di quell’islam che fa del Senegal uno stato libero dal fondamentalismo religioso più deleterio.
Proprio in mezzo al Senegal c’è poi il Gambia, una striscia di terra così simile ma anche così diversa dallo stato con il quale confina. Arrivare in Gambia via terra non è semplice. Soprattutto non lo è attraversare il fiume che divide il piccolo stato in due. I collegamenti sono infatti lenti, affollati e arbitrari. Pagando delle somme di denaro variabili si potrà superare la fila delle auto. Se invece decidete di non cedere al ricatto preparatevi ad attese di durata inquantificabile.
Arrivati in Gambia da visitare c’è Tanji, villaggio di pescatori con una spiaggia deserta, stupenda e mistica. Proprio sulla spiaggia, circondata da un muro fatto costruire dal dittatore Yahya Jammeh per contrastare un progetto europeo che portava elettricità nel villaggio, c’è infatti la roccia della Tigre. Luogo di pellegrinaggi animisti, dove in molti si recano per chiedere grazie, fare sacrifici. O almeno questo è quello che vi racconterà una delle guide improvvisate che potreste trovare sulla spiaggia.
I villaggi di pescatori sono una costante sia in Senegal che in Gambia. La spiaggia è infatti luogo di snodo cruciale per tutte le attività. Lì c’è l’attività frenetica del pescatore che dalle piroghe corre a riva, ci sono venditori, acquirenti, donne in attesa dei mariti e molto altro. Sulla spiaggia ci sono poi pascoli di mucche e capre, si va tranquillamente in moto e il bagno si fa, ma quasi sempre vestiti.
Una cosa importante da fare per entrare in contatto con il luogo sarà ribaltare il proprio concetto di mare come bagno, ombrellone, sdraio, relax.
Non si può parlare di Senegal senza fare un salto in Casamance, una delle regioni sicuramente più belle dal punto di vista paesaggistico. Spiagge e natura incontaminata ricamano uno scenario da sogno nel quale non sarà difficile perdersi e riposarsi. A Ziguinchor, per esempio, vi sarà facile vedere sugli alberi decine di cicogne, così come gru nei cortili delle case.
La cittadina è più turistica e organizzata del resto del paese e da lì si può raggiungere Cap Skirring, ampia spiaggia ai confini con la Guinea Bissau. Al Nord del Senegal è poi imperdibile Saint Louis, anche detta la Venezia africana. La città, costruita dai francesi è in stile europeo ma mantiene il caotico fascino senegalese. Da fare la gita in piroga, rigorosamente improvvisata con guide abitanti del posto che si prestano all’attività con piacere ma sicuramente senza licenza alcuna. Per godersi il Senegal, così come il Gambia, è infatti necessario lasciare a casa gli stereotipi europei: fidarsi e lasciarsi guidare dalla gente.
In senegalese la teranga significa accoglienza ed è qualcosa che è fuori dai nostri schemi mentali e appare a noi inconcepibile. Accettando la teranga sarà del tutto normale invece che gli abitanti si prestino ad accompagnarvi per ore, giorni, senza pretendere niente in cambio, solo per il piacere di parlare e stare insieme.
E questo è sicuramente il valore aggiunto del viaggio, quello che ci ha portato in situazioni improbabili come finire scalzi in una risaia, salire su mezzi di trasporto antidiluviani o ritrovarsi allo stadio a vedere le semifinali del torneo di calcio della Casamance.
Ecco, per godersi questa parte dell’immenso continente africano i consigli sono dimenticare il tempo, gli orari, assaporare il gusto dell’attesa, fissare nella mente i colori, gli odori, le sensazioni, fidarsi delle persone e perdersi con loro.
Alice Pistolesi, 27 settembre 2016