Il Sud del Libano, fra archeologia e speranza di un nuovo turismo
Alla scoperta di Tiro e della costa meridionale del Paese
Una terra con un’enorme potenzialità turistica, ma che risente dell’instabilità politica interna e del delicato scenario mediorientale. È il Libano del Sud, la cui zona accessibile arriva fino al fiume Litani. Da lì parte la missione Onu Unifil che dal 1982, e dal 2006 con Unifil 2, si occupa di preservare l’integrità dell’area al confine con Israele e di proteggere la linea di demarcazione, la cosiddetta ‘Blue Line’ che i due stati stanno da anni faticosamente definendo.
Tutta questa fascia di terra è inaccessibile ai visitatori: è aperta solo per libanesi, militari e persone che si accreditano con l’Onu. Sulle strade sono dislocati vari check point controllati dalle forze armate locali. Sono presenti tre campi profughi palestinesi, vere e proprie città nelle città, e molte sistemazioni, più o meno organizzate, di siriani, arrivati negli ultimi anni a causa della guerra.
Prima del Litani e dell’area inaccessibile c’è Tiro, che si sviluppa su una penisola, a 90 chilometri da Beirut e a metà strada tra Sidone e Akko. Una città con un inconfondibile stile arabo: qui si respira un allegro caos misto a bellezza. Immancabili quindi zone di mercato, il traffico e le costruzioni pregevoli ma invase da fili elettrici, che decisamente rovinano il ‘colpo d’occhio’. La cittadina è bagnata dal mare e la zona del porto antico merita decisamente una visita, oltre a regalare un tramonto unico. A Tiro ci sono anche due aree archeologiche risalenti al periodo romano e bizantino: i romani arrivarono nel 64 Dopo Cristo, stabilendo quella che è stata definita la ‘pace romana’. Tiro era anche una delle città in cui sbarcavano i crociati e da qui passava l’Oriente Express, del quale si nota ancora un tratto di binari.
Nel sito archeologico Al-Bass, poco prima del centro di Tiro, si trovano una vasta necropoli ricca di complessi funebri di vario stile, colombai e chiese bizantine, un ippodromo, un arco di trionfo (ristrutturato anche grazie a fondi italiani) e l’acquedotto romano a tratti ancora in funzione. Nel sito archeologico esistono due livelli di strada, bizantina e romana, a dimostrare la ricchezza della storia passata da questo luogo. Le problematiche, anche per il sito, sono molte: costruito proprio accanto all’area archeologica c’è uno dei campi che accolgono profughi palestinesi, mentre guardando il mare è impossibile non notare la distesa di ‘palazzoni moderni’. Il complesso archeologico è stato a lungo considerato non sicuro: durante la guerra civile libanese, infatti, le milizie mettevano bombe nell’area per rimuovere pezzi storici da rivendere al mercato nero.
Il secondo sito archeologico degno di nota è quello del centro città, un tempo fulcro della vita commerciale, religiosa e politica. Con una vista mozzafiato sul Mediterraneo, il complesso presenta la ‘via dei mosaici’, che conserva ancora integri vari tratti della pavimentazione e una vasta area termale.
Prima degli ultimi tre anni di guerra siriana, turisti e visitatori non mancavano per i siti archeologici. Statunitensi, francesi, italiani e altri europei visitavano i siti e la città, dando lavoro alle guide locali. Oggi, invece, i viaggiatori sono pochissimi. Tramite la missione Unifil, il contingente italiano realizzerà una serie di interventi per migliorare il sito di Tiro città: recentemente sono stati posizionati cestini e verrà prossimamente messa in sicurezza l’area delle visite.
Tutta l’area che circonda Tiro avrebbe ottime capacità turistiche. Il paesaggio costiero è degno di nota: distese di olivi, piantagioni di aranci e mandarini, insieme ad un’agricoltura intensiva di banane su un mare limpido e cristallino. In Libano è poi possibile fare il bagno fino ad ottobre inoltrato, visto il clima mite.
Le dolenti note però non mancano. L’instabilità politica, dovuta anche al fatto che da quasi due anni il Libano non ha un presidente e la complessa situazione internazionale non aiutano i visitatori. Lo sforzo del Paese è oggi preservare la zona di confine con la Siria, dove sono impegnati gli sforzi sia delle forze armate statali, che di Hezbollah. Così, nel sud del Libano, le strade sono tappezzate di bandiere e manifesti gialli con i volti dei martiri caduti in Siria combattendo con Isis. Esistono poi problemi minori ma che, nella prospettiva di una nuova partenza del turismo, dovranno essere risolti. In tutto il paese esiste il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti per strada e nella campagne. Poco prima di Tiro, proprio sulla costa, si trova un'immensa distesa di spazzatura fumante. Nel paese non esiste la raccolta dei rifiuti e spesso gli abitanti si auto organizzano creando aree nelle quali vengono poi bruciati. Tutta la costa è cosparsa di case e strutture non ultimate. ‘Quelli che ce l’hanno fatta’ vengono a sud per realizzare super ville da utilizzare nel periodo estivo. Ma è quindi frequente vederle a due passi dalle baracche.
L’augurio al paese dei cedri è quello di poter tornare presto ad accogliere viaggiatori per valorizzare quella bellezza araba-mediterranea che qui certo non manca.
Alice Pistolesi
26 dicembre 2015