Storia e memoria all'Imperial war museum
Una tappa imperdibile a Londra per ricordare e non dimenticare gli orrori delle guerre mondiali e dell'olocausto
La vita delle famiglie inglesi sotto i bombardamenti nazisti. Lo sforzo bellico nelle trincee francesi nella prima guerra mondiale. Il conflitto avvelenato delle Falkland, le ultime campagne in Iraq e Afghanistan. Una tappa obbligata per chi visita Londra è l’Imperial War Museum. Una struttura vittoriana in pieno centro città, a due passi dal London Eye, il museo raccoglie reperti di un secolo e passa delle guerre mondiali e delle ultime missioni nel medio oriente combattute dall’esercito inglese. L’ingresso è gratuito, ma non è un caso. E’ gratis per esempio anche l’accesso a uno dei più importanti musei del mondo come il British, cosa di non poco conto rispetto alle scene di ordinaria follia alle quali assistiamo nei musei di punta nel nostro Paese.
Interessante per gli appassionati di storia militare, la ricostruzione della trincea della prima guerra mondiale. I visitatori sono guidati in un percorso completamente interattivo, potendo vedere armi, uniformi e altri oggetti particolari della vita quotidiana dei soldati. Un tritacarne la prima guerra, combattuta senza esclusione di colpi con le mazze chiodate come guerrieri medievali e con il gas nervino. Attraverso le stanze si respira tutta quell’atmosfera, grazie alle lettere dei soldati, alle immagini d’epoca, alle armi usate in battaglia.
Salendo al primo piano si cambia settore e si entra nella seconda guerra mondiale. Con il motto Keep calm and carry on, che portò i londinesi a sopportare i martellanti bombardamenti tedeschi durante la battaglia d’Inghilterra, con l’imponente schieramento di forze che fece da preludio al D-Day e poi alla vittoria finale. La dice lunga l’aquila nazi in bronzo recuperata in Germania che troneggia nella sua rovina (le ali sono bucate dai colpi delle armi automatiche e dalle schegge di granata) e la parte anteriore della fusoliera di un Avro Lancaster utilizzato per i bombardamenti notturni sulle città tedesche.
Appesi con cavi d’acciaio nel corridoio centrale, ci sono tre simboli della vittoria inglese della seconda guerra (Winston Churchill a parte): un caccia Spitfire, e le famigerate ‘armi segrete’ del Reich ossia i razzi V1 e V2.
Dopo la II guerra, il museo si fa confusionario. La terza ala mette in mostra i compoud per la guerra Nbc, un cannone anti aereo argentino preda di guerra alle Falkland (ferita ancora aperta per l’Argentina) e un’immagine di Saddam Houssein in posa plastica mentre spara con il fucile. Si tratta di un murales in ceramica, smurato mattonella dopo mattonella e rimurato a Londra.
Ma all’ultimo piano c’è la sezione forse più toccante e sconvolgente. Nel museo sono raccolti documenti, prove e vari oggetti raccolti dall’esercito inglese nei campi di sterminio. La follia nazista della selezione della razza e il genocidio degli ebrei, viene spiegata nei minimi dettagli, a cominciare dalle spiegazioni mediche. L’epilogo è purtroppo quello che tutti conosciamo. La barbarie delle selezioni, delle uccisioni di massa, degli esperimenti medici e genetici. L’ingresso a questo settore è vietato ai minori di 14 anni, sono vietate anche le foto.
Il monito di Primo Levi, nella poesia che fa da prologo a ‘Se questo è un uomo’, esce fuori potente lasciando quelle stanze. ‘Meditate che questo è stato’. Ci ricorda quello che anche molti Italiani, prime e dopo le leggi razziali, fecero senza esitare. ‘Meditate che questo è stato’: queste parole tornano anche uscendo dall’Imperial War Museum. La guerra è stata, e le tante vite spezzate servano da monito per le generazioni future.
Fabrizio Morviducci
19 maggio 2015
«Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli»