Le mille contraddizioni di Cuba
Nel cuore dei Caraibi, il fascino della 'flaca' tra bellezze naturali e monumenti unici
L’acqua cristallina del mare caraibico, le aragoste fresche servite per 15 euro e il fascino sinistro di una capitale cadente. A Cuba si può optare per un viaggio all’insegna delle bellezze naturali: visitare i cayos, ossia gli isolotti che circondano la grande isola a forma di coccodrillo con spiagge splendide, per poi fare escursioni tra boschi e cascate sulle montagne di Topes de Collantes tra Trinidad e Cienfuegos.
Cuba però non è solo questo. Si può anche scegliere un tour in omaggio alla rivoluzione castrista e fare tappa all’Avana, a Santa Clara, dove ha sede il mausoleo in onore a Che Guevara, alla Baia dei Porci ricordando la crisi dei missili del 1962 che per poco non portò alla terza guerra mondiale, non dimenticando Santiago de Cuba, dove nel 1953 ci furono i primi moti insurrezionali contro il regime di Fulgencio Batista.
La terza possibilità consiste nel tentare di fare un mix tra le due tipologie di viaggio. In questo caso si dovrà probabilmente rinunciare a raggiungere l’estremità orientale dell’isola anche a causa dei mezzi pubblici: economici sì, ma non certo rapidi. Per 300 km in media s’impiegano 6 ore in pullman. In auto si riesce a risparmiare al massimo un’ora.
A prescindere da cosa si desideri visitare, Cuba rimane sicuramente nel cuore di chi non solo l’ha vista con gli occhi del turista, ma si è messo a parlare con la gente, ha ascoltato le loro lamentele e i loro sogni: la loro speranza che tutto presto migliori. Per fare questo è consigliabile scegliere di alloggiare nelle casas particulares, bed and breakfast in salsa cubana, tra l’altro molto convenienti rispetto agli alberghi che hanno in media tariffe europee. Un’altra possibilità per entrare in contatto con i cubani è muoversi in città con taxi collettivi o privati che al massimo arrivano a costare pochi euro. Percorrere le vie dell’Avana a bordo di una vecchia Lada o una Chevrolet del 1948, con sedili sfondati e maniglie che ormai non funzionano più, è un’esperienza che non si dimentica facilmente.
L’Avana. Una visita nella capitale è d’obbligo anche se può lasciare delusi. A prima vista sembra di essere arrivati nel mezzo di una città appena bombardata. Gran parte dei palazzi hanno infissi e tetti segnati dal tempo, intonaci scrostati. Alcuni edifici cadono letteralmente a pezzi.
Camminare sul Malecón, ossia il lungomare della capitale, significa fare uno slalom tra buche e pietre sconnesse. Il centro cittadino però conserva ancora dei veri e propri tesori, degni delle migliori cartoline: Plaza des Armas e de San Francisco, per poi passare in Calle Obispo. Fuori dall’Avana Vecchia c’è il cuore politico, ossia Plaza de la Revolución con l’enorme monumento in onore allo scrittore nazionale José Martí e i palazzi governativi. E’ questo il luogo dove centinaia di migliaia di cubani si riuniscono per partecipare alle manifestazioni di partito o eventi culturali.
L’Avana, che tanto amò Ernest Hemingway, affascina ancora oggi proprio per i suoi forti contrasti. Quella per i cubani è fatta di asfalto ormai consumato, supermercati vuoti e interminabili code per ottenere qualsiasi cosa; quella per i turisti invece offre hotel con piscine e cocktail serviti a bordo vasca, ristoranti con menù di pesce e spettacoli con la musica del Buena Vista Social Club.
Le contraddizioni della capitale hanno contagiato anche la provincia, dove però il tempo scorre più lentamente e consente di assorbire i cambiamenti senza grandi traumi. Uscendo dall’Avana si vedono sempre meno turisti, diminuiscono anche gli alberghi a cinque stelle, mentre abbondano taxi di ogni tipo, a quattro ruote, ma anche a pedali.
Un caso a sé infine è Varadero: la penisola a oriente dell’Avana, lunga oltre 22 km e tutta costellata da villaggi turistici. Spiagge dalla sabbia bianchissima e un mare che più azzurro non si può. A popolare questi ambienti meravigliosi però ci sono solo turisti, in gran parte canadesi: solo pochissimi cubani possono permettersi qualche giorno in un all inclusive del genere perché, come dicono loro “No es Cuba, son los Estados Unidos”.
Elisabetta Terigi
24-4-2015